Si trova a due passi dal cielo. Due alte rocce lo contornano. Una stretta valle nasce ai suoi piedi. E’ un castello senza torri, senza mura merlate né ponti levatoi. Non ci sono storie di principesse tristi, di baldi cavalieri e tesori nascosti. Non ci sono fantasmi che sbattono le loro catene. Qui narrano storie di uccisioni, di soprusi, di violenze, di torture. In questo emozionante angolo di cielo, non si ascoltano odi angeliche, ma solo urla agghiaccianti e demoniache. Qui non regnava nessun re o regina: qui regnava, e regna tuttora, solo la paura.
Il Castello della Pietra si trova nel comune ligure di Vobbia, ed è situato in una stravagante posizione tra due speroni di conglomerato che ne fanno i suoi naturali bastioni. Denominato come il principale monumento del territorio genovese, il castello della pietra compare nell’elenco dei monumenti nazionali Italiani.
Per arrivarci (come le foto dimostrano esplicitamente) bisogna avere buoni polmoni e tanto coraggio: potete addentrarvi e camminare rigorosamente a piedi presso un sentiero affascinante e misterioso nel bosco, dove vi sentirete oppressi da un’angoscia quasi surreale, oppure se preferite (e dubito che lo farete!) potete raggiungere il maniero attraversando lo spaventoso e antico Ponte di Zan. No, non è pericolante, né tantomeno gli mancano delle assi o delle pietre lungo la sua struttura: è solo stato costruito dal Diavolo (come la leggenda diffonde tra le voci della popolazione), ma di questo ne parleremo più avanti, se avrete il coraggio di ascoltare questa storia.
Secondo documenti non tanto recenti, il Castello fu costruito intorno all’anno 1000 dai Vescovi di Tortona, a difesa della Via del Sale, e nel 1050 fu ceduto ai Marchesi di Govi. Non si ha nessuna notizia del Castello fino al XIII secolo, quando un certo Opizzone della Pietra ne divenne proprietario. Nel 1518 passò sotto la guida della famiglia Spinola, per poi passare solo nel 1882 alla famiglia Botta Adorno e in seguito ai Cusani, prima di essere bruciato dalle truppe Napoleoniche. Il Castello così rimase abbandonato fino al 1919, quando la famiglia Beroldo ne prese possesso e lo riportò a uno stato sicuramente più “abitabile”, per poi donarlo nel 1979 al Comune di Vobbia. Negli anni immediatamente successivi, il Comune lo fece restaurare in maniera massiccia, e ora il Castello della Pietra è visitabile da tutti.
I misteri che si porta dietro questo luogo affascinante e misterioso sono però molto vasti: perché si dice che il Ponte di Zan fu costruito dal diavolo? E perché a volte nella notte dalla valle ai piedi del castello si sentono lamenti incessanti? Chi scoraggia a volte turisti non autorizzati a non procedere nel cammino verso il Castello?
Il Ponte di Zan attraversa il Rio Busti poco prima che le sue acque si gettino nel Vobbia circa un chilometro prima del Castello della Pietra. Nei secoli scorsi quando la valle era attraversata da persone che si muovevano a piedi o a dorso di mulo, il vecchio Ponte di Zan era necessario per continuare il proprio itinerario e raggiungere la bassa o l'alta valle, soprattutto quando il greto del Vobbia era impercorribile a causa della piena del torrente. La datazione del ponte non è certa, né vi sono documentazioni utili per risalire alla sua costruzione: in tal senso il nome "Zan", se risale alle origini medioevali, può aiutare in questo senso. Poiché Zan é il diminutivo di "Zane ", che in genovese significa Giovanni, si può ritenere, unendo tradizione e storia, che il costruttore del ponte possa essere stato Giovanni Malaspina marchese di Gavi, e probabilmente feudatario della zona nel XIII secolo. La tipologia costruttiva, con un unico arco a tutto sesto, si accorda con una datazione al periodo medievale. Secondo la leggenda invece un castellano il cui nome doveva essere Zan o Zane incontrò il diavolo, che si offrì di costruire un ponte sul rio Busti per ovviare alle difficoltà di attraversamento: in cambio avrebbe chiesto al castellano Zan la prima anima che sarebbe passata di lì. Il mattino dopo, tornato sul posto assieme al suo cane per verificare che il lavoro fosse stato ultimato, Zan fece passare il suo cane per primo sul ponte. Il diavolo non avendo digerito l'affronto sarebbe rimasto così nascosto nei pressi del ponte per molto tempo, finché un giorno il castellano Zan tornò e seppellì nei pressi del ponte un forziere con un tesoro: il diavolo fece in modo che chiunque avesse tentato di riportare alla luce il forziere venisse travolto da una frana di pietre. E così fu per molto tempo finché alcuni secoli dopo, proprio durante la costruzione della chiesa parrocchiale di Vobbia, una processione di fedeli vobbiesi si recò nel luogo in cui era seppellito il tesoro per recuperarlo. Il diavolo si preparò a dar vita a una nuova frana, ma il parroco cosparse il terreno nel quale si trovava seppellito il forziere con acqua santa e si fece il segno della croce. A questo punto, secondo la leggenda, si sentì un fortissimo boato e il diavolo fuggì via, liberando il luogo da quella che era una vera e propria maledizione. Purtroppo il ponte in cemento armato costruito negli anni '30 nasconde alla vista di chi percorre la strada la costruzione medievale, che rimane alcuni metri più in basso rispetto alla sede stradale. Un cartello indica la sua presenza e il breve sentiero che conduce al ponte.
Non poche sono le persone che, attratte dalle leggende, si accampavano ai confini della valle per sfatare la tradizione secondo la quale, a causa delle barbarie delle truppe Napoleoniche, molte persone furono portate nella valle giusto per essere torturate, taglieggiate, uccise, bruciate vive, sotto gli occhi lungimiranti del loro condottiero francese. Le anime vagano come prigioniere ancora nella valle, e la prova sta nelle urla che durante la notte alcuni sentivano provenire dalla valle. Molti pensavano che fosse il vento che soffiava tra le rocce dei bastioni del castello a fare questo scherzo, ma allora come si potrebbe definire la sensazione di angoscia opprimente che, appena entrati nel bosco, colpisce chiunque si diriga verso il Castello? Sono le anime che tentano di fermare i malcapitati visitatori, inconsce del fatto che ormai Napoleone è morto da un pezzo e non c’è più nessun pericolo di morte, oppure è solo frutto di immaginazione collettiva?
Provate a visitarlo, verrò anch’io con voi. Ci vediamo all’inizio del Ponte di Zen, ma ovviamente, passerò dopo di voi.
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